venerdì 2 maggio 2008

I sette Tempi e la fine del mondo

I sette tempi

Qualsiasi operazione numerologica ha un consolidamento, denominato “riscontro”, che comprova la sua esattezza (la prova del nove, l’inversione degli addendi, la somma del risultato e del sottratto eccetera). I “sette tempi” biblici sono, prima di tutto, un periodo di tempo nel quale Dio ha abbandonato l’uomo che non lo cerca al suo destino. Soltanto un’analisi, perspicacemente onesta, delle scritture rivela che questo periodo ha un’importanza cruciale per chi ha fede e tiene alla propria vita. Perché? Perché i “sette tempi” ci fanno capire quanto vicino sia il mantenimento della promessa di Dio. Ma qual è la promessa di Dio? Dio creò Adamo ed Eva anime perfette e gli disse di godere dell’intero creato per sempre, generando figli e dandogli uno spirito curioso che gli avrebbe permesso di evolvere la propria mente e la propria cultura (“E Yhwh Dio prendeva l’uomo e lo poneva nel giardino di Eden perché lo coltivasse e ne avesse cura” – “Ora Yhwh Dio formava dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli, e le conduceva all’uomo per vedere come avrebbe chiamato ciascuna, e in qualunque modo l’uomo chiamasse l’anima vivente quello era il suo nome” – Genesi 2:15 e 2:19).
Ma poi l’uomo peccò, disubbidendo a Dio. Per Dio sarebbe stato facilissimo distruggerlo e rifarlo, magari schiavo che ubbidisse a Lui senza porre domande. Ma Dio non è un tiranno. Desidera essere amato dall’uomo liberamente, e non per costrizione. Fu per tale motivo che dotò l’uomo e la donna di libero arbitrio. Inoltre, Satana e i suoi demoni avrebbero potuto vedere e avere qualcosa da obiettare. Quindi Yhwh decise di concedere al Diavolo il tempo necessario per provare a Lui e a tutti gli angeli che erano rimasti fedeli che l’uomo non lo serviva perché lo amava ma per ciò che Dio gli dava( secondo capitolo di Giobbe). E’ questo il passo importantissimo. Il periodo concesso al Diavolo sono i “sette tempi”.
Nel ventunesimo capitolo del libro di Luca(nel libro di Matteo il ventiquattresimo) si legge delle profezie che Gesù fece parlando a quattro dei suoi discepoli. Dopo aver elencato una serie di catastrofi, naturali e non, Gesù continua”………..e cadranno sotto il taglio della spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finchè i tempi fissati delle nazioni non siano compiuti”.
“I tempi fissati delle nazioni”. Cosa sono? Ad una più approfondita analisi non è difficile capire che “i tempi fissati delle nazioni” altro non sono che “i sette tempi” citati dal libro profetico di Daniele. Nel corso dei secoli molti teologi ed esegeti hanno scrutato la Bibbia per vedere se Dio avesse dato all’umanità precise coordinate per far capire quando sarebbe arrivata “la fine”. Molti di questi hanno abbandonato tale sfida, altri credono di averla portata a termine. Parlando a quattro dei suoi discepoli sul monte degli Ulivi, Gesù disse che il “tempo della fine” avrebbe avuto una serie di caratteristiche inconfondibili con qualsiasi altro periodo storico. Quindi aggiunse:
“Notate il fico e tutti gli altri alberi; quando mettono i germogli, osservandoli, apete da voi stesi che l’estate è vicina, così anche voi quando vedrete avvenire tutte queste cose, sappiate che il Regno di Dio è vicino, veramente vi dico; questa generazione non passerà affatto finchè tutte queste cose non siano avvenute”.
Di quale generazione stava parlando Gesù? Se fosse la generazione di ebrei che perì col tempio nel 70 a.E.V. “i tempi fissati delle nazioni” sarebbero finiti lì. Invece continuarono. Quando Tito distrusse il tempio non accadde quasi nulla di tutto ciò che profetizzò Gesù (a parte l’erezione di una palizzata fatta dai romani per imprigionare dentro la città più abitanti possibili). Ma la profezia ha un adempimento più grande, è per il futuro, altrimenti l’apostolo Giovanni non avrebbe scritto, nel 96 D.C., nell’Apocalisse, e quindi 26 anni dopo la distruzione del tempio, che “la visione è ancora per il tempo fissato”. Quelle profezie riguardavano altri tempi, i nostri. Per capirlo bisogna leggere il quarto capitolo del libro di Daniele e rapportarlo all’Apocalisse.
Daniele riuscì a farci pervenire il racconto di un sogno che il re Nabucodonosor gli aveva narrato e che lo stesso re aveva fatto. Egli sognò di un grande albero alto fino al cielo. Questo albero rappresentava il dominio di Dio sulla terra, di cui la nazione d’Israele era l’immagine,
il legittimo rappresentante. L’albero viene tagliato e stretto in ceppi per impedirne la ricrescita, “finchè passino su di esso sette tempi stessi”. Questi “sette tempi” devono essere di vitale importanza per l’umanità visto che ne parla sia Gesù nei Vangeli sia Giovanni nell’Apocalisse. Come si calcolano? Da quale data bisogna partire?
Siccome le domande sono nella Bibbia è ragionevole pensare che ci siano anche le risposte. E infatti ci sono. Nell’Apocalisse i capisce che un tempo equivale a trecentosessanta giorni (Apocalisse 12:6_14). Nel versetto 14 si parla di una donna che rimane nel deserto dove viene nutrita per “un tempo, dei tempi e la metà di un tempo”. Il termine greco qui tradotto “dei” significa il minimo del plurale, e cioè due, per un totale di tre tempi e mezzo. Ora, basta confrontare Apocalisse 12:14 con Apocalisse 12:6, nel quale si dice che una donna fugge nel deserto dove viene nutrita per 1260 giorni, e dividendo tale numero in tre e mezzo, si capisce che un tempo è pari a trecentosessanta giorni. Non bisogna esere dei geni matematici per moltiplicare 360x7. Uguale: 2520 giorni. E’ vero, sono ancora pochi, meno di sette anni. Ma è qui che la cosa si fa interessante. In base a Numeri capitolo 14 versetto 34 un giorno vale un anno. Quindi abbiamo 2520 anni. Prova del nove?
I libri di storia ci dicono che verso il primo secolo in Israele c’era una grande aspettazione del Messia. Perché? Perché le profezie di Daniele erano accurate sia per quanto riguarda la distruzione del tempio, sia per quanto riguarda la venuta del Messia. Queste non possono essere che esatte, e non possono che riferirsi a quel preciso periodo storico. Daniele ci dice che la distruzione del tempio avverrà poco dopo la venuta e la morte del Messia.
“Dall’emanazione della parola di restaurare Gerusalemme fino al Messia il Condottiero, ci saranno sette settimane anche sessantadue settimane………” per un totale di sessantanove settimane (Daniele 9:25). “l’emanazione”, “la parola” di ricostruire Gerusalemme ed il suo tempio fu emanato dal re Artaserse nel 455 avanti Cristo, come dice il libro di Neemia:
“E avvenne nel ventesimo anno di Artaserse, nel mese di Nisan………”, il re diede il permesso agli ebrei di ritornare in patria. Da fonti secolari si sa che il re Artaserse cominciò a regnare nel 475 a.C. Aggiungendo 20 anni viene fuori la data del 455 a.C.
Ora, 69 settimane sono 483 giorni. Se in base alla regola biblica di Numeri 14:34 trasformiamo i giorni in anni cosa succede? Che abbiamo 455 anni da sottrarre ad altri 483 anni. Facendo questa operazione e tenendo conto che non esiste anno zero, viene fuori il 29 d.C. E quello fu proprio l’anno in cui Gesù si presentò da Giovanni per farsi battezzare, diventando il Messia. Daniele 9:27 aggiunge:
“Ed Egli deve tenere in vigore il patto per una settimana. E a metà della settimana farà cessare (con la sua morte) sacrificio e offerta di dono”.
Qui Daniele parla della morte di Gesù, che compì il suo ministero terreno in tre anni e mezzo, metà settimana, e alla fine della settimana, nel 36 d.C., Dio verso, alla Pentecoste, il suo spirito su apostoli e discepoli.
Ora, se questo conteggio si rivela esatto per la venuta del Messia e la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio, perché non dovrebbe esserlo anche per “la fin del mondo”?
L’Apocalisse 12:7-10 ci dice che alla fine dei sette tempi Michele, che è il Gesù Cristo resuscitato, supportato dai suoi angeli, comincia a regnare in cielo dopo aver scacciato Satana e i demoni sulla terra. Cristo ha già cominciato a regnare? Sono finiti “i sette tempi”?
Nel libro di Edra si parla del re persiano Ciro il Grande. Da fonti secolari si a che Ciro conquistò Babilonia nel 539 a.C.. Se a questa data si aggiunge “…il primo anno di Ciro”, come si dice in Esdra 1:1, si arriva al 538 a.C. Nel terzo capitolo di Esdra si dice che il popolo ebraico si riuniva dopo sette mesi a Gerusalemme, probabilmente verso la fine del 537 a.C.
Se a questa data aggiungiamo i 70 anni di esilio ebraico in Babilonia si arriva al 607 a.C. In quell’anno succede qualcosa a Gerusalemme. Ezechiele riporta i fatti nel 21esimo capitolo del suo libro, ai versetti 25 e 27. Nabucodonosor dopo aver conquistato Israele mise sul trono di Gerusalemme Sedechia, un suo parente, come capo di un governo fantoccio. Egli “sedeva come re sul trono di Yhwh”. Nel 607 Sedechia si ribellò a Nabucodonosor col risultato di far portare in esilio anche gli ebrei che erano rimasti nel paese dopo la prima invasione babilonese. Prima di questo fatto Dio aveva annunciato qualcosa di veramente importante anche per noi oggi. Disse a Sedechia:
“Rimuovi il turbante e togli la corona. Questa non sarà la stessa……………..In quanto a questa certamente non diverrà di nessuno finchè non venga colui che ha il diritto legale e a lui la devo dare”.
La corona non doveva essere più la stessa perché non si sarebbe trattato di un’incoronazione terrena. “Colui che ha il diritto legale” era Gesù e sarebbe stato incoronato nei cieli da suo padre Yhwh. Poiché la nazione d’Israele rappresentava il trono di Dio sulla terra, come si dice in 1Cronache 29:23, quando il re Sedechia cadde non ci fu più nessuno a rappresentare Dio sulla terra. Attenzione: i sette tempi partono da quando Sedechia tolse la corona, nel 607 a.C.
Da quando cioè non ci fu più nessuna nazione che rappresentasse il Regno di Dio sulla terra.
Ora, se a quella data, 607 a.C., aggiungiamo i 2520 anni dei sette tempi, e calcolando che non esiste anno zero, si arriva al 1914. Tutti noi che siamo in vita sappiamo cosa accadde in quella data e dopo. Il mondo non fu più lo stesso. Non si erano mai conosciute guerre mondiali, bombe atomiche e missili a testata nucleare. Sì, stiamo vivendo il “tempo della fine”. Ricordi le parole di Gesù? La grande tribolazione, il segno della fine dei tempi.
“Questa generazione non passerà affatto”.
Di quale generazione parlava Gesù? Di quella nata nel 1914. Il mondo finirà prima che l’ultimo nato quell’anno muoia.

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