lunedì 22 agosto 2016

LIBERIAMOCI DI RENZI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

Gli italiani dovrebbero chiedere scusa a Berlusconi. E forse anche a Monti. Con le congiunture favorevoli che ha Renzi l’Italia di Berlusconi, ma anche di Monti, sarebbe il quarto o quinto paese più forte del mondo. E invece oggi è nello stallo totale. Nonostante i paesi crescano in tutta Europa. La Spagna viaggia al +0,7% trimestrale, il Regno Unito allo +0,6, la Germania allo 0,5. Perfino la Grecia cresce più dell’Italia renziana. E tutto questo avviene nonostante tutte le congiunture favorevoli. Renzi ricatta la Merkel, e l’Europa tutta, con lo spauracchio della vittoria del M5S. All’inizio del 2015 l’Italia era messa molto male, aveva sforato il rapporto deficit/Pil dello 0,3. Renzi andò dalla Merkel e paventando la vittoria dei 5 stelle (vittoria che poi ci fu ugualmente) chiese ed ottenne di alzare il nostro Pil di un punto percentuale. Come fece? Mettendo nel Pil i proventi della criminalità organizzata (campo in cui l’Italia non è inferiore a nessuno); i soldi delle marchette delle puttane, del traffico d’armi, del traffico di droga e dell’evasione fiscale nominale. Così riuscì ad abbassare il rapporto deficit/Pil da 3,3 a 2,3%. Il resto lo fecero il petrolio (mai così basso dall’inizio della sua commercializzazione) e la Bce di Mario Draghi che immettendo denaro fresco continua a tenergli giù lo spread. Ebbene, nonostante tutto questo Renzi è riuscito a tenere l’Italia all’ultimo posto nei paesi europei per quanto riguarda la crescita, all’ultimo posto come occupazione e all’ultimo posto come debito pubblico. Renzi ha perso 2 anni di tempo per la riforma costituzionale più brutta che sia mai stata scritta. Ha perso soldi dando gli 80 euro ad una fascia di persone che lavoravano già e avevano un reddito che gli permetteva di mettere via quei 100 euro al mese. Che con gli 80 sono diventati 180. Neanche un euro di quella “mancia elettorale” è finito per la strada, cosa che sarebbe accaduta se invece che darli a chi aveva già un reddito (il suo elettorato) li avesse dati a chi ne aveva davvero bisogno, le famiglie sotto la soglia di povertà; 6 milioni e 600 mila persone. Io dico, liberiamoci di questo fantoccio (in Inghilterra lo chiamano “Slappy”, che significa “Faccia da scemo”) prima che sia troppo tardi.

martedì 7 giugno 2016

FRA QUALCHE ANNO L’ITALIA SARA’ SOLO UN RICORDO

“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà”. Così Roberto Orsi, italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevede il prossimo futuro del Belpaese. Che la crisi ormai sia sistemica sono in pochi a non averlo capito (Renzi e Padoan). Negli ultimi 6 mesi del 2015 in Italia hanno chiuso 280 mila esercizi pubblici. I fatturati del terzo settore (commercio) sono crollati. Non si può pretendere da ragazzi di 18 anni che lavorano 4 ore al giorno per 10 euro di voucher che una volta usciti dal lavoro vadano a prendersi un aperitivo o a comprarsi un libro o un disco. Il debito pubblico ormai è insostenibile (132%) e la disoccupazione aumenta costantemente. La gente non ha soldi da spendere e il commercio ne risente. Come reagisce il governo di fronte a questa catastrofe? Come De Mita 30 anni fa; sgravi fiscali alle aziende e precariato, chiamato “tempo indeterminato” dal Premier. Nel frattempo le tasse aumentano, e le disuguaglianze anche. Sì, perché le tasse non aumentano per tutti. Molti tessono le lodi del “grande” manager Marchionne e dell’operazione Fiat-Chrysler. Ma cosa è successo davvero? E’ successo che la fusione l’ha pagata il governo americano con un mega-prestito alla famiglia Agnelli. Il governo americano? No, in realtà no. Fatta la fusione, prima Letta e poi Renzi hanno permesso alla Fiat di de localizzare in Olanda e in Inghilterra, facendogli risparmiare ben il 18% di tasse. Marchionne non ha fatto altro che prendere quei soldi e, invece che versarli all’erario italiano che ne ha così bisogno, girarli al governo americano per ripagare il debito. Così gli italiani, tramite Renzi, hanno salvato il posto di lavoro agli operai della Chrysler e fatto guadagnare un bel po’ di soldi alla famiglia Agnelli. In cambio di cosa? Non si sa. La Fiat da società industriale è diventata una holding. Nel 2001 la Fiat aveva una ventina di miliardi di euro di debiti. Oggi è in attivo. Senza tirare fuori un soldo. Ma chi ha coperto all’erario quell’ammanco del 18% di tasse non pagate dalla Fiat? Noi. Quindi, usando un facile sillogismo, la fusione della Fiat con la Chrysler l’ha pagata il popolo italiano. In Italia la produzione è dimezzata. Solo nell’era Marchionne la Fiat ha perso 21 mila occupati. Queste notizie nessuno ve le dirà mai. In Italia i giornalisti sono quello che sono e la giustizia non funziona. Negli Stati Uniti Marchionne si è preso una denuncia per aver corrotto due quotidiane pagandoli per truccare al rialzo le vendite del gruppo FCA. I sistemi in questo paese sono questi qui. La massa, il popolo, sono solo un mezzo dietro il quale nascondere un metodo per favorire amici e finanziatori. Tutto questo mentre l’Italia affonda, e come dice l’economista Roberto Orsi della London School of Economics, fra qualche anno non sarà che un’espressione geografica.

giovedì 19 maggio 2016

RENZI “INIZIATO” ALLA LEVIATHAN, LOGGIA MASSONICA INTERNAZIONALE

Quando uscì il suo ultimo libro “Massoni -Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle “Ur Lodge”, nel Novembre del 2014, Gioele Magaldi, già maestro venerabile della loggia “Monte Sion di Roma” e oggi del Grande Oriente Democratico, durante un’intervista si era lasciato sfuggire che Matteo Renzi era un “wannabe” (come lo era Berlusconi), un fiancheggiatore della massoneria che ispirava ad entrarvi, “perché è impensabile che chi vuole diventare qualcuno non diventi un massone” (cit.) A quanto pare, all’inizio del 2015 durante un viaggio a New York, il Premier ha incontrato segretamente Richard Nathan Haas, un massone di alto livello del Leviathan Lodge a New York. In quell’occasione pare sia stato “iniziato” alla massoneria, con tanto di “battesimo”. La Loggia Leviathan fa parte delle 36 Ur-Lodge (logge internazionali) più potenti del mondo che pare raccolgano i più importanti imprenditori, banchieri, finanzieri e politici. Un altro aspetto inquietante è che Richard Nathan Haas è il presidente del Council on Foreign Relations, una delle organizzazioni di facciata del Nuovo Ordine Mondiale. Renzi stesso divenne un membro del CFR qualche mese dopo essere diventato primo ministro in Italia. Un’altra parte importante del “golpe” di Matteo Renzi e la massoneria è l’analisi della figura del padre, Tiziano Renzi. Secondo il giornalista indipendente Giovanni Florio, Tiziano Renzi è “il Gran-Maestro della Massoneria toscana”. Inoltre egli ha forti legami con altri massoni conosciuti di Firenze, come Denis Verdini e Gustavo Raffi. Durante gli anni ’90 Tiziano Renzi ha avuto un ruolo importante nella creazione di una società occulta chiamata Baldassini-Tognozzi fondata e finanziata da massoni importanti di Firenze. Tiziano ha avuto una grande influenza nella creazione della carriera politica molto rapida di suo figlio. In realtà, Matteo è diventato presidente della provincia di Firenze subito, a 28 anni, e una delle figure più popolari della sinistra italiana a 30 anni. E’ evidente che il personaggio di Renzi è stato creato e approvato da molti poteri occulti in Italia e la sua carriera stupefacente è più un prodotto dell’influenza massonica che una conseguenza di talento politico puro (anche perchè di talento ne vediamo poco). Da quanto dice Magaldi è in quelle “sedute”, in quegli incontri che si decidono le sorti del nostro pianeta. Dalle banche rotte ai colpi di stato, dai traffici illeciti alle guerre, dalle emigrazioni di massa agli omicidi più efferati. Agli incontri prenderebbero, e hanno preso negli anni, parte gli uomini più importanti della terra; da Obama a Putin, da Al Baghdadi a Bush, da Agnelli a Deng Xiaoping, da Napolitano a Chavez, dalla Merkel ad Amartya Sen, da Mandela a Draghi (questi affiliato a ben 5 Ur lodges), da Cuccia a Craxi, da Gorbaciov a Ciampi, da Rumsfeld a Bin Ladin, da Hollande alla Lagarde e potremmo andare avanti a lungo con un elenco di “pagine gialle del potere mondiale”. Magaldi non fornisce alcun documento a supporto delle sue affermazioni: dice di avere moltissimi documenti che pubblicherà negli ultimi due tomi della sua fatica libraria, e che, nel frattempo, si riserva di produrre quanto necessario in caso di querele. E, siccome gli archivi da cui proverrebbero questi documenti sono inaccessibili a chiunque non appartenga ai rispettivi sodalizi massonici, la stessa curatrice del volume, Laura Maragnani, avverte: “Per un profano… è impossibile verificare negli archivi delle logge i nomi di chi rispettivamente è stato iniziato… il lettore profano può solo credergli o non credergli”. Insomma, un atto di fede.

mercoledì 18 maggio 2016

Il "Flopsact" e lo "Story balling" di Renzi

Sarebbe comica se non fosse tragica. Ieri sono usciti i dati Istat e Inps, che ci hanno detto finalmente la verità sui numeri dell’occupazione. Tutti noi avevamo il sospetto che nello “Story balling” (tradotto, raccontare palle agli italiani) di Renzi ci fosse qualcosa che non tornava, e infatti c’è anche più di qualcosa. Renzi e Poletti ci dicono che gli assunti sono più di 400 mila. La Camusso e i sindacati che il numero è giusto, 400 mila, ma sono cessazioni, non posti di lavoro. Ieri l’Istat ha fatto chiarezza; le “nuove assunzioni” col nuovo contratto sono 429 mila. Che a fronte dei 2 milioni di posti di lavoro persi in 6 anni non sarebbero neanche male, sennonché c’è anche la seconda parte della storia, le cessazioni, che sono la bellezza di 377 mila. Al saldo ci restano in mano la miseria di 51 mila nuovi occupati. Appena il 2,5% dei posti persi. Più che Jobsact questo è un “Flopsact”. Soprattutto se pensiamo a quanto ci sono costati questi nuovi posti di lavoro; la cifra varia fra i 16 miliardi e i 18 miliardi di euro. Un’enormità. Un’ecatombe. Tutti soldi regalati ai grossi imprenditori, non certo ai piccoli. E infatti Squinzi e Confindustria vorrebbero Renzi Premier tutta la vita. Molti direbbero “meglio poco che niente”. A questi costi meglio niente.
PRESSIONI DI CONFINDUSTRIA PER TAPPARE LA BOCCA A GIANNINO In questi giorni si è scoperto che dietro la manovra ostativa verso Cauro(messa in piedi da Bazzoli, Della Valle e Bonomi) per l'acquisizione di RCS e il Corriere della Sera, ci sarebbro ambienti renziani di Confindustria. Lo ha detto, diagraziatamente per lui, Oscar Giannino a Radio24, nella rubrica "La versione di Oscar". Apriti cielo. A Confindustria, che della radio è l'azionista principale, sono saltati sulla sedia e vogliono tappare la bocca all'economista torinese. Dietro ci sono manovre sulla carta stampata. In due parole si vuole aprire un fronte d'appoggio al SI nel referendum d'Ottobre. In quest'ottica va vista anche l'operazione di sostituzione del Direttore di Libero, Maurizio Belpietro. Il giornalista lascia il timone del quotidiano che guidava dal 2009, ed è probabile il ritorno di Vittorio Feltri. Dietro l'addio ci sarebbe proprio il mancato sostegno all'asse Renzi-Verdini e al referendum di Ottobre.

venerdì 15 ottobre 2010

Fine - Marco Aru


In quell'istante ogni cosa ebbe fine.
Finirono i soldati
caduti in mille fosse,
finirono le piogge
asciugate dalla sabbia
finì la gioia delle genti
soffocata nel dolore
e l'amore di una donna
assorbito dal rancore.
Finì il bianco
sporcato dalla cenere
e il nero
affinchè non ci sia notte.
Il mare cadde dentro un buco
e le montagne si abbassarono
a dismisura crebbero pianure
e gli anni di un bambino.
Finì lo stato d'incoscienza
finì il voler bene
i lettori terminarono
i libri s'incendiarono.
Le nubi presero il volo
trascinando le pozzanghere
la mela marcì
dando vita e morte a un grosso verme.
Finì il nostro amore
così com'era iniziato
anonimamente all'improvviso
come un pasto che è avanzato.
Finirono i tuoi sguardi
le mie mani su di te
ma non finirono i ricordi
ciò che io provo per te.
Questo è quel che siamo stati
questo è ciò che resteremo
la Fine che non ci ha aspettati
perchè la Fine non ha freno.
Ti conquista
ti sovrasta
ti decapita il momento
perchè è la Fine che comanda
che pone fine all'argomento.
Perchè financo la memoria
se ci pensi ha il suo destino
quello di diventare storia
che si ricorda col sorriso.