sabato 1 novembre 2008

Cossiga e il mal di [stu]denti.

Manifesto degli anni '70 contro Cossiga.

Il "Picconatore" è tornato, e lo ha fatto alla grande. Chi ha letto la lettera di Cossiga (ormai riesce a farsi ascoltare solo scrivendo e solo dai giornalisti) è rimasto di stucco. In realtà il "pecorone sardo" parla di cose che tutti sanno tentando di stupire, presentandosi a chi non lo conosce (quasi tutti i protagonisti delle manifestazioni contro la Gelmini) come uomo di ferro, duro coi deboli e debole coi duri. Non ha niente da perdere ormai, è rimbambito da un pezzo. La sua è stata una carriera politica fallimentare, e l'ultimo botto lo ha fatto facendosi eleggere Presidente della Repubblica da residuato di partito, unica maniera in Italia per liberarsi di inetti rompipalle.
Nella lettera da consigli a Berlusconi su come comportarsi davanti ai manifestanti; massacrarli di botte, riempire gli ospedali di ragazzi con le teste e le ossa rotte. Qualche eccezione la fa; lasciar perdere i Licei (perchè se muore un sedicenne come glielo racconti alla nazione?) e i Docenti anziani (senso d'appartenenza). Elogia il Pci di Berlinguer (ma vedendo questo Pd come si fa a non elogiarlo?), che era pur sempre suo cugino.



Quindi consiglia a Maroni di comportarsi come si comportò lui quando era Ministro degli Interni. E uno che è informato si chiede; ma proprio lui parla?
L'11 marzo 1977, quando era a capo del dicastero degli interni, nella zona universitaria di Bologna nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell'ordine muore il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso; alle successive proteste degli studenti, Cossiga risponde mandando veicoli trasporto truppa blindati nella zona universitaria. Da allora il suo nome viene scritto sui muri con le "s" stilizzate che ricordano quelle delle SS naziste. Tutto l'autunno di quell'anno è caratterizzato da scontri in piazza, e lui reagisce sempre con la forza e la repressione.
Più o meno un anno dopo Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse. Lui, imbeccato probabilmente da governi stranieri, s'inventa la "linea dura": con le BR non si tratta. Il risultato fu l'uccisione di Aldo Moro. La linea dura non funziona perchè, oltre a rifiutare qualsiasi aiuto esterno ed interno alle BR, lui mette a capo delle ricerche Generali e Commissari iscritti alla P2 di Licio Gelli, che tutto vogliono tranne che liberare Moro. Diversi anni dopo si viene a sapere dell'esistenza di Gladio (gruppo paramilitare della Nato che agiva in Italia per mantenere lo status quo), nella quale agivano molti iscritti alla P2 che facevano riferimento alla Cia. Il cerchio si chiude; Cossiga incaricò della liberazione di Moro persone che, sapeva, non volevano liberarlo. Lo lasciò ammazzare come un cane.
Poco tempo dopo l'omicidio Moro, Cossiga si dimette per diventare Presidente del Consiglio del nuovo governo. In quei due anni (si dimette nell'Ottobre dell'80) vediamo di tutto; attentati, repressioni, insabbiamenti...
Il 27 Giugno un missile sparato da un caccia militare abbatte un Dc10 nei cieli di Ustica. Non si salva nessuno, 81 vittime. Con Cossiga Presidente del Consiglio è inutile dire che tutto finisce a tarallucci e vino. La verità la sapremmo 20 anni dopo, e non dalla nostra polizia, ma da un documento americano che cataloga le tragedie aeree mondiali. Alla voce "DC10 Itavia caduto nei pressi di Ustica", la tabella risponde "ABBATTUTO DA UN MISSILE".
Ma non è finita.
Il 2 Agosto 1980 salta in aria la stazione di Bologna. Dopo moltissimi anni vengono condannati per quell'attentato alcuni terroristi di destra. Ma la verità non la sapremmo mai. Cossiga era Primo Ministro.
Dopo tutti questi casini, anche i parlamentari iniziano a pensare come liberarsi del "pecorone sardo". Purtroppo in Italia è difficilissimo mandare a casa un ex ministro senza che questi ti chieda qualcosa in cambio. Fu così che Cossiga divenne Presidente della Repubblica, in Italia il posto di lavoro da dove si possono fare meno danni. Là parlò di Gladio e subì due accuse di "impeachment".
Questa è la carriera di Cossiga, il più grosso bubbone puzzolente cresciuto nel culo degli italiani dopo Mussolini e Totò Reina. Non c'è che da augurargli di andare a rompere i cosiddetti a nostro Signore nel più breve tempo possibile. Di personaggi così non sappiamo che farcene. Il Parlamento è già troppo pieno di rimbambiti.