venerdì 5 giugno 2009

Berlusconi e i mulini a vento

"La storia di don Chisciotte della Mancha", fu scritto da Miguel de Cervantes Saavedra intonro al 1600, in lingua spagnola.
Il protagonista, un Hidalgo spagnolo di nome Alonso Quijano, morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi, decide di diventare a sua volta cavaliere errante e si mette in viaggio, come in uso medievale, a difendere i deboli e raddrizzare i torti, con l'intento di riportare gli ideali di quei cavalieri nel proprio tempo. Per fare ciò l'Hidalgo cambia in don Chisciotte della Mancia il proprio nome e inizia a girare per la Spagna convinto di essere un cavaliere. Nella sua follia, Don Chisciotte trascinerà anche un uomo incontrato per strada, Sancho Panza, cui promette una parte del regno che avrebbe conquistato se gli avesse fatto da scudiero. Per amore poi di una contadina da lui creduta principessa, e ribattezzata Dulcinea di Toboso, inizierà a combattere e a compiere azioni eroiche. Purtroppo per il cavaliere, tuttavia, la Spagna è cambiata dal tempo dei romanzi cavallereschi e per l'unico eroe rimasto le avventure sono scarsissime e le folle esaltanti non esistono. Ma la sua visionaria convinzione lo spinge a vedere la realtà con altri occhi, inizierà a confondere mulini a vento con giganti dalle braccia rotanti, burattini come creature malefiche, greggi di pecore quali eserciti nemici, li combatterà e in tutte le battaglie rimedierà sempre sonore sconfitte e il disprezzo della gente che lo etichetterà come un folle. Sancho Panza, dal canto suo, non farà niente per evitare gli scontri al padrone, in parte perché spinto dal suo spirito materialistico - che gli fa considerare solo sé stesso - ma soprattutto perché il suo padrone era così convinto delle proprie idee che non si sarebbe comunque potuto fargli vedere la realtà.
Ora, noi, oggi, non siamo tenuti a sapere se i mulini a vento siano nemici oppure no, una cosa è certa, Don Silvio Chisciotte Berlusconi ci ha preso ( a noi italiani tutti, intendo) per i suoi mulini a vento, nemico da combattere, e non si è accorto che la scarsa opposizione altro non è che un gregge di pecore contro le quali scagliarsi oltre che inutile è pure innocuo.

Pare che per "amor di romanzo" il Silvio nazionale, sempre più incline ai cardinal tenzoni, abbia preso a cuore di complicarsi la vita. Si fa fotografare circondato da ninfette e poi, con atti ditattoriali, ordina ai carabinieri di sequestrare le foto, come se nell'era di Internet si possa oscurare qualcosa. All'ex fidanzato della sua figlia adottiva, tale Noemi Letizia, che sulle colonne dei quotidiani e in Tv conferma l'inclinazione del premier per le giovinette (fra cui la sua fidanzata), altro non sa rispondere che "...a Gino (fidanzato di Noemi) romperemo le ossa".
A sua moglie che lo accusa di andare con le minorenni, altro non sa propinare che la solita nenia della propaganda comunista, ed è convinto che il popolo se la beva. E' circondato da Sancho Panza in doppio petto che, come cani, attendono la caduta di briciole dalla sua tavola, ben contenti, da opportunisti veri, di succhiare un po' di linfa vitale dagli umori del "papi". Va in Francia e concede un'intervista ad Antenne 2 smentendo tutta la storia del compleanno di Noemi, solo per essere a sua volta smentito appena mezzora dopo, passando, così, per il più becero dei bugiardi.
Ora vuole denunciare El Pais per aver pubblicato le foto dei festini a Villa Certosa. Il tutto, in nome della libertà! Negli anni settanta Giorgio Gaber recitava:"La libertà è come la chitarra; ognuno suona come vuole, ma tutti suonano come vuole la libertà". A questo mira il premier; che gli italiani si bevano senza protestare ogni sua assurda balla, balle di un tizio che, fin dall'inizio, ha confuso i suoi interessi personali con gli interessi di tutti.
Chissà se, come il personaggio di Cervantes, a forza d'infilzare mulini a vento anche lui non resterà appeso a qualche pala.