mercoledì 5 maggio 2010

21 Dicembre 2012; estasi o Apocalisse?

IL CALENDARIO MAYA
Per misurare il tempo i Maya utilizzavano tre sistemi calcolati tramite le osservazioni delle ricorrenze cicliche degli equinozi, dei solstizi, delle eclissi, del passaggio zenitale del sole, della posizione degli astri e delle fasi lunari. Su questa base avevano elaborato un Calendario Rituale (tzolkin) di 260 giorni, composto da cicli di 20 giorni rappresentati da glifi e da 13 cifre, e un Calendario Solare (haab) di 365 giorni, suddivisi in 18 mesi di venti giorni ciascuno, più un breve periodo di 5 giorni nefasti (uayeb), chiamati "giorni sospesi" o "perduti". La combinazione di questi due calendari veniva incisa con glifi e segni numerici su una ruota calendaria.




Inoltre i Maya utilizzavano il cosiddetto Conto Lungo, probabilmente inventato dagli Olmechi e perfezionato dai matematici maya. La base del sistema numerico era vigesimale con l’ausilio dello zero. Le cifre inferiori a 20 erano rappresentate da pallini fino al numero 5, che era invece designato con una barra, mentre il 20 era raffigurato da un glifo a forma di conchiglia o di fiore stilizzato. Tuttavia i numeri da 0 a 20 erano rappresentati anche da glifi a forma di volti, mentre i 18 mesi e i cinque giorni eccedenti del ciclo annuale - ognuno designato con un nome proprio - venivano trascritti con glifi di immagini stilizzate.

I periodi del Conto Lungo - che copriva 5125 anni, cioè l’intero ciclo della storia secondo il punto di vista maya - erano sempre raffigurati da glifi e suddivisi in Tun (l’intero anno solare, senza però calcolare i cinque giorni sospesi), composto a sua volta da diciotto Uinal (il ciclo di 20 giorni). Sommando 20 Tun veniva raggiunta l’unità di un Katun che, moltiplicato ancora una volta per venti, diventava un Baktun (400 anni maya).





Un’era maya era composta da 13 Baktun e gli epigrafisti - trascrivendo i glifi con i loro coefficienti in numeri arabi - hanno potuto calcolare che, secondo il Conto Lungo, i Maya stabilirono l’inizio della loro storia l’11 agosto del 3114 a.C. e pensavano che sarebbe terminata il 21 dicembre dell’anno 2012 della nostra era.
Le profezie più antiche le possiamo trovare nei calendari astronomici di antiche civiltà, come gli Olmechi, i Toltechi, i Maya, per poi arrivare a quelle fatte da Maestro Universale Gesù Cristo e in seguito alle apocalissi apocrife e a quella di Giovanni. In seguito tutti i profeti hanno semplicemente collegato gli effetti alle cause via via generate dagli uomini.

I Maya ereditarono dagli Olmechi, un popolo antichissimo che pare provenisse dal continente scomparso di Atlantide, fatto avvenuto circa 12.000 anni fa, a causa della caduta di un corpo celeste che lo fece inabissare in un giorno e una notte, così come raccontano antichi filosofi come Solone, Platone ecc…

Questo calendario inizia dal 3.114 prima di Cristo e si conclude nel 2012 dopo Cristo. In sostanza, questo calendario ciclico è messo in rapporto con il giro della galassia dove siamo anche noi, la via lattea. Secondo i Maya, ogni volta che il calendario si conclude finisce un’era cosmica e ne inizia un’altra.

Secondo i Maya ci furono 5 ere cosmiche corrispondenti ad altrettante Civiltà. Le precedenti 4 ere, dell’acqua, dell’aria, del fuoco e della terra, sarebbero terminate tutte con degli immani sconvolgimenti ambientali. Alcuni studiosi affermano che la prima civiltà, quella distrutta dall’acqua, era Atlantide. Nel Popolo Vu dei Maya, si legge:

“un diluvio fu suscitato dal cuore del Cielo… una pesante resina cadde dal cielo… la faccia della Terra si oscurò, e una nera pioggia cadde su di essa, notte e giorno.”
Secondo i Maya gli eventi storici spirituali dell’uomo sono in relazione con i movimenti celesti, e questo è verissimo in quanto ogni singolo individuo dell’universo è strettamente legato con l’universo stesso, solo mettendo in relazione l’evoluzione umana con l’evoluzione cosmica si può predire il futuro in quanto tutto è nel principio di ogni cosa. Se il principio origina la causa è logico conoscere di seguito l’effetto di ogni cosa.

Dunque se questo è quello che ci aspetta e se è vero quanto vi ho detto fin ora, cioè che nell’universo esiste una fraterna collaborazione, sicuramente qualcuno si prenderà cura di quegli uomini e di quelle donne che hanno chiara la visione della vita in quanto evoluzione e progresso spirituale e materiale. Per questo è stato detto scritto e tramandato “a costoro non sarà tolto neppure un capello”, ma a chi ?

Le civiltà extraterrestri sono pronte a mettere in atto la più grande evacuazione della storia dell’umanità. Grandi astronavi sono già da tempo state costruite per questa evenienza. Gli uomini devono prepararsi all’ascensione, al cambiamento dimensionale, alla nuova vibrazione spirituale e fisica. Ma molti preferiranno credere nell’uomo nella materia, nelle proprietà accumulate sulla terra, piuttosto che nel disegno divino che cavalca la nostra era. Ma questo non è da considerarsi come il salvataggio degli eletti, ma un intervento d’aiuto cosmico, una sorta di protezione civile di stampo galattico.

Ma molti però, purtroppo dovranno salire senza il corpo, come molti saranno esiliati in pianeti adatti al loro gradi di spiritualità. Dopo che la terra sarà nuovamente idonea ad ospitare la vita, dopo alcuni processi di purificazione attuati dagli astrali, l’uomo tornerà a vivere su una nuova terra e sotto un nuovo cielo. Le porte del cosmo si apriranno è finalmente l’umanità farà parte della fratellanza cosmica.

2012 - La Profezia dei Maya - La fine del Mondo secondo l'ultima pagina del Codice di Dresda.


C'è una cosa che bisogna comprendere sul perchè la profezia dei Maya sulla data del 2012 sia così clamorosamente esplosa, in questo periodo, nel mondo intero.

I Maya avevano una vera ossessione per il tempo. L'intero territorio dei Maya, con le sue centinaia di città di pietra può essere classificato come un enorme monumento in stretta relazione con il tempo. Sulle mura che cingevano i campi per il gioco della palla, sui templi, sugli architravi, sui pannelli scolpiti e addirittura sulle conchiglie, sulla giada - usata in grande abbondanza - i Maya per un periodo che abbraccia circa 1000 anni, incisero le relative date non appena arrivavano alla conclusione dell'opera, o la incisero per celebrare qualche avvenimento del passato.

Un erudito ha perfino trovato un'iscrizione Maya che risale per novanta milioni di anni nel passato.

Ma perchè i Maya avevano questa ossessiva preoccupazione per il tempo ?

Perchè - è questa la risposta più semplice - i Maya erano convinti che il tempo fosse ciclico. E che la stessa influenza e le stesse conseguenze si ripetessero in ogni determinato periodo nella storia.

Fu proprio Diego de Landa - il primo e più esauriente occidentale a venire a contatto e a studiare approfonditamente la cultura maya - a scrivere nei suoi diari: " Riuscivano (i Maya) a calcolare meravigliosamente le loro epoche, e così era facile per un vecchio con il quale mi capitò di parlare, di ricordare tradizioni che risalivano a trecento anni prima. Chiunque abbia messo ordine al loro calcolo dei katun, fosse stato anche il diavolo, lo ha fatto con una esattezza mai nel passato eguagliata."

Una specie di compendio di questa incredibile interpretazione del Tempo - i Maya erano convinti che il mondo avesse sofferto apocalittiche distruzioni per quattro volte, e che quando il velo si alzò sulla storia dei Maya, essi stavano vivendo nell'epoca seguente la quinta creazione del mondo (gli indiani raccontarono a Diego de Landa che gli dei che reggevano la terra fuggirono "quando il mondo fu distrutto dal diluvio")- si trova in quello che è universalmente conosciuto come Codice di Dresda (foto in testa).

Il Codice di Dresda è uno dei tre codici Maya sopravvissuti - per puro miracolo - alla furia della conquista spagnola, che come sappiamo fece purtroppo terra bruciata dell'intera cultura Maya.

Il codice di Dresda (detto codex Dresdensis) è il più bello e il più complesso dei tre (cm.350X20X9) risale probabilmente all'XI o XII secolo e ricopia quasi sicuramente un originale del periodo classico; parla delle eclissi, della rivoluzione sinodica di Venere, di riti religiosi e di pratiche divinatorie, per ben 70 pagine. Fu scoperto a Vienna nel 1739, e in seguito venne acquistato dalla biblioteca di Sassonia, a Dresda.

E' stato proprio partendo da quel codice della biblioteca di Dresda, che Ernst Forstermann, impiegato di quella biblioteca, riuscì a decifrare una parte del calendario Maya, e a compiere il lungo conto che permette di stabilire una data in rapporto al punto di partenza cronologico Maya, grazie a una serie di glifi. Forstermann, in realtà, si era messo in testa di trovare il contenuto di quello strano libro di magia, e fu il primo, nel 1887, a capire che si trattava di tavole del pianeta Venere.

Ed è proprio il Codice di Dresda a fornire lumi su come il lungo computo del tempo scandito dal calendario Maya si arrestasse consapevolmente il 21 dicembre del 2012. Sappiamo poco su come essi immaginassero la fine del mondo. L'unica immagine possiamo averla osservando l'ultima pagina del codice di Dresda. In essa si vede l'acqua che distrugge il mondo, essa fuoriesce dai vulcani, dal Sole e dalla Luna generando oscurità che prevale sulla luce.

Cosa è questa acqua ?

E' facile pensare perchè questa profezia - o meglio, questo computo temporale - dei Maya abbia così suggestionato gli uomini di oggi. Se si prova ad immaginare quella profezia, attualizzandola, la prima cosa che viene in mente è il global warming: innalzamento degli oceani, ecc.. Ma tante altre ipotesi vengono alla mente: caduta di un meteorite, eruzioni spaventose. E c'è chi immagina anche che l'acqua che invaderà il mondo, possa essere quel nuovo quinto elemento sprigionato dagli esperimenti del Large Hadron Collider che - guarda caso - stanno per iniziare a Ginevra, e che saranno pienamente effettivi proprio intorno al 2012...

Il 21 dicembre 2012 solo un Film o sarà la nostra fine?
Non vi è periodo nella storia dell’uomo in cui la possibile fine del mondo non sia stato argomento di discussione e credenze. Dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri, tutte le popolazioni hanno voluto o dovuto credere in eventi sovrannaturali per scandire il passare del tempo e dare una causa agli avvenimenti inspiegabili. I miti, le cosmologie, la magia, la cabala e le profezie sono stati gli strumenti tramite cui dare un nome, un ordine e una diversa rilevanza agli eventi misteriosi che accadono in natura.

I giorni dell'anno o certi avvenimenti straordinari sono poi stati presi come significativi e utilizzati per scandire le stagioni o gli anni. Esempio riscontabile quotidianamente è il calcolo degli anni nella cultura occidentale che si collega alla nascita di Cristo. Secondo lo stesso procedimento, con calcoli talvolta più matematici o legati allo scorrere delle stagioni, avviene il calcolo dei giorni, degli anni, delle festività. Il calcolo delle ore, e quindi dei giorni, è basato sul tempo impiegato dalla Terra per fare un giro completo sul proprio asse di rotazione; invece per il calcolo degli anni ci si basa sul tempo impiegato dal pianeta per compiere una rivoluzione completa intorno al sole. Questi esempi testimoniano come scienza e fede siano due elementi fondamentali nel calcolare la lunghezza della vita e di tutto ciò che ci sta intorno.

QUESTIONE DI DATE

Naturalmente non tutte le popolazioni e culture condividono lo stesso calendario e identici parametri: esempio sono le popolazioni arabe che calcolano gli anni a partire dalla nascita del profeta Maometto, nel 570 d.C. Il calendari ebraico, composto periodicamente da dodici e tredici mesi come quello cinese, non parte dall’avvento di Cristo, ma dal giorno della Creazione calcolato intorno al 3.760 a.C., secondo ciò che riporta il Vecchio Testamento. Ciò sta a dimostrare come eventi naturali, avvenimenti umani o eventi celesti siano punto di riferimento per far partire o ripartire il calcolo del tempo, creando così dei cicli temporali.

Allo stesso modo anche le profezie di Nostradamus e di San Malachia, l’annuncio di eventi nefasti, cataclismi o apocalissi proclamate nei testi sacri sarebbero stati nel passato elementi sufficienti per determinare un passaggio da un’era all’altra. Molte fra queste predizioni sono state smentite, altre si sono avverate, ma un fatto indiscutibile è che al giorno d’oggi l’uomo crede, a torto o a ragione, a enunciazioni simili.

L’ennesimo riscontro si ha nella data 21 dicembre 2012: non un semplice venerdì, ma il giorno che determina la fine di un’era. Sono diversi anni che l’attenzione dei media, studiosi e curiosi, nonché il cinema di Hollywood, si ricollega a questo giorno. Come mai cosi tanta curiosità? Cos’è il 21 dicembre 2012? Dove nasce questo interesse?

La ricorrenza è da attribuire al calendario Maya e di altre popolazioni del centro America: proprio in quel giorno finirebbe la Quarta Era. Tuttavia secondo la popolazione Maya non si andrà incontro a una catastrofe di tipo ambientale o climatico, ma piuttosto si passerà dall’era dei Pesci a quella dell’Acquario. Il famigerato giorno del giudizio durante il quale la razza umana sarà spazzata dall’esistenza per via di calamità naturali è una teoria sostenuta da una corrente disfattista e dal movimento New Age. Secondo le popolazioni del centro America, invece, sarebbe l’occasione per festeggiare con riti, danze e banchetti. Il calendario Maya è basato su venticinque diversi cicli, il più lungo denominato Lungo Computo è quello che attualmente stiamo vivendo e dura esattamente 1.872.000 giorni, cioè 5.125 anni. Il ciclo attuale terminerebbe così il 20 dicembre 2012 e il 21 dicembre ne inizierebbe uno nuovo.

La medesima data, 21 dicembre 2012, coincide con lo scadere della prossima precessione degli equinozi, movimento compiuto dalla terra che muta in modo lento ma continuo l’orientamento del proprio asse di rotazione rispetto alle stelle fisse a cui il pianeta fa riferimento. A causa della forma non perfettamente sferica della terra e delle forze gravitazionali della Luna e del Sole che agiscono sulla sporgenza equatoriale, la terra si comporta come una trottola mutandone la posizione. Il risultato finale è il così detto moto di precessione che si completata ogni 25.800 anni circa, durante il quale la posizione delle stelle rispetto alla sfera celeste cambia e quindi anche i relativi poli celesti a cui la Terra fa riferimento. Questa ipotesi si basa su calcoli di stampo più scientifico e probabilmente più attendibile. Le conseguenze paventate non sarebbero delle più rosee per il nostro paese. Infatti, con il cambiare della posizione del pianeta e dei riferimenti stellari fissi si andrebbe incontro a una catastrofe determinata dall’inversione dei poli terrestri e mutazioni geofisiche delle terre emerse.

UNA DATA DA NON DIMENTICARE

Una teoria simile è stata ipotizzata qualche anno fa dello scienziato e futurologo Gordon Michael Scallion. Molte nazioni, in particolare quelle dell’est asiatico, Europa e America del Sud cambieranno totalmente fisionomia, fino a scomparire in gran parte, mentre dai mari sorgeranno nuove terre tra le quali quelle di Atlantide. Forse è un panorama troppo fantascientifico o apocalittico, ma tra le ipotesi vi è anche questa e non è l’unica di tipo nefasto per gli esseri umani. Il testo sacro ebraico, la Torah, oltre ad aver predetto secondo recenti e approfonditi studi l’attentato a Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano, ha annunciato che nell’anno 5.776, corrispondente al nostro 2012, una cometa dovrebbe colpire il pianeta.

Come si vede un alone di mistero circonda l'anno 2012. Il popolo Maya non è stato l’unico a identificare in quella specifica data un cambio di rotta per tutto il pianeta. Altre civiltà, ben più lontane, che con i popoli del centro America non hanno niente in comune, hanno predetto eventi simili per lo stesso periodo. Esempio sono le culture indiane del nord America, quelle giudeo-cristiane, islamiche, bramaniche, indù e cambogiane parlano del ciclo in cui viviamo, condividendone l’inizio di millennio e la data di cambiamento.

La domanda è però: come mai tanta attenzione verso le predizioni del popolo Maya? Per una volta la sua popolarità non è da attribuire all’attenzione del cinema: negli ultimi anni si ricordano solo Apocalypto (2006) di Mel Gibson e Indiana Jones e il teschio di cristallo (2008) di Steven Spielberg. Sono altri i fattori che hanno reso la profezia credibile. In ordine cronologico citiamo il fatto che proprio di recente è stata ritrovata una stele a Tortuguero, in Costa Rica, che conferma la fine del calendario Maya nella medesima data e il ritorno dei nove Dei, occasione questa per importanti celebrazioni. Secondo l’anziano sacerdote Maya Carlos Barrios, studioso degli antichi calendari sacri, il suo popolo è fonte di veridicità sia per la sua presenza fin dalla notte dei tempi, sia per il fatto che non sono nuovi a predizioni di tale importanza. Il concetto di spazio tempo è il principio fondamentale delle sue supposizioni per cui esistono cicli che si ripetono periodicamente secondo un rapporto preciso. A ben vedere è lo stesso principio fisico che è alla base della precessione degli equinozi ed è proprio per questo che le supposizioni Maya risultano ancora più attendibili. A convalidare questa tesi sono anche i precedenti episodi di preveggenza, sempre mediante i calendari sacri. Era stata predetta l’eclisse del 19 agosto 1999 ben 500 anni prima, dall’agosto del 2000 ai giorni nostri saremmo stati testimoni di un terremoto violento, accaduto in Iran, l’uccisione di un dittatore, Saddam Hussein, una grande inondazione, lo tsunami indonesiano nel 2004, l'attacco al sistema di tipo terroristico, le Torri Gemelle nel 2001. Per qualcuno sono banali coincidenze, per altri dei segni premonitori di ciò che probabilmente deve succedere.

CORSI E RICORSI

L’unica consolazione a questi punti è che la predizione Maya non dovrebbe sortire effetti negativi sull’umanità. Chi invece, in questo contesto propone una diversa prospettiva è lo studioso Geoff Stray, autore del saggio 2012 estasi o catastrofe?, in cui sostiene che vi sarà un passo in avanti nell’evoluzione umana, un nuovo stato di coscienza per cui l’umanità acquisirebbe più ottimismo e un aumento della massa celebrale. La nuova era sarebbe caratterizzata anche da uno sviluppo sociale, ambientale ed economico migliore rispetto al precedente. La medesima tesi, conseguenze e data di fine viene anche supportata da Enzo Braschi, noto ai più come comico, ma autore del romanzo Di terra e di luce. Il comico genovese sostiene la tesi dei popoli Opi, per cui il 21 dicembre 2012 sarebbero tornati gli antenati dei Cacina, i primi che diedero l’impulso alla civiltà indiana del nord America, originati dalla costellazione Blu Star Cacina.


ANCHE LA BIBBIA PREDICE UNA “FIN DEL MONDO” INTORNO AL 2012
La “fine del mondo” e i “sette tempi”


Qualsiasi operazione numerologica ha un consolidamento, denominato “riscontro”, che comprova la sua esattezza (la prova del nove, l’inversione degli addendi, la somma del risultato e del sottratto eccetera). I “sette tempi” biblici sono, prima di tutto, un periodo di tempo nel quale Dio ha abbandonato l’uomo che non lo cerca al suo destino. Soltanto un’analisi, perspicacemente onesta, delle scritture rivela che questo periodo ha un’importanza cruciale per chi ha fede e tiene alla propria vita. Perché? Perché i “sette tempi” ci fanno capire quanto vicino sia il mantenimento della promessa di Dio. Ma qual è la promessa di Dio? Dio creò Adamo ed Eva anime perfette e gli disse di godere dell’intero creato per sempre, generando figli e dandogli uno spirito curioso che gli avrebbe permesso di evolvere la propria mente e la propria cultura (“E Yhwh Dio prendeva l’uomo e lo poneva nel giardino di Eden perché lo coltivasse e ne avesse cura” – “Ora Yhwh Dio formava dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli, e le conduceva all’uomo per vedere come avrebbe chiamato ciascuna, e in qualunque modo l’uomo chiamasse l’anima vivente quello era il suo nome” – Genesi 2:15 e 2:19).
Ma poi l’uomo peccò, disubbidendo a Dio. Per Dio sarebbe stato facilissimo distruggerlo e rifarlo, magari schiavo che ubbidisse a Lui senza porre domande. Ma Dio non è un tiranno. Desidera essere amato dall’uomo liberamente, e non per costrizione. Fu per tale motivo che dotò l’uomo e la donna di libero arbitrio. Inoltre, Satana e i suoi demoni avrebbero potuto vedere e avere qualcosa da obiettare. Quindi Yhwh decise di concedere al Diavolo il tempo necessario per provare a Lui e a tutti gli angeli che erano rimasti fedeli che l’uomo non lo serviva perché lo amava ma per ciò che Dio gli dava( secondo capitolo di Giobbe). E’ questo il passo importantissimo. Il periodo concesso al Diavolo sono i “sette tempi”.
Nel ventunesimo capitolo del libro di Luca(nel libro di Matteo il ventiquattresimo) si legge delle profezie che Gesù fece parlando a quattro dei suoi discepoli. Dopo aver elencato una serie di catastrofi, naturali e non, Gesù continua”………..e cadranno sotto il taglio della spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finchè i tempi fissati delle nazioni non siano compiuti”.
“I tempi fissati delle nazioni”. Cosa sono? Ad una più approfondita analisi non è difficile capire che “i tempi fissati delle nazioni” altro non sono che “i sette tempi” citati dal libro profetico di Daniele. Nel corso dei secoli molti teologi ed esegeti hanno scrutato la Bibbia per vedere se Dio avesse dato all’umanità precise coordinate per far capire quando sarebbe arrivata “la fine”. Molti di questi hanno abbandonato tale sfida, altri credono di averla portata a termine. Parlando a quattro dei suoi discepoli sul monte degli Ulivi, Gesù disse che il “tempo della fine” avrebbe avuto una serie di caratteristiche inconfondibili con qualsiasi altro periodo storico. Quindi aggiunse:
“Notate il fico e tutti gli altri alberi; quando mettono i germogli, osservandoli, apete da voi stesi che l’estate è vicina, così anche voi quando vedrete avvenire tutte queste cose, sappiate che il Regno di Dio è vicino, veramente vi dico; questa generazione non passerà affatto finchè tutte queste cose non siano avvenute”.
Di quale generazione stava parlando Gesù? Se fosse la generazione di ebrei che perì col tempio nel 70 a.E.V. “i tempi fissati delle nazioni” sarebbero finiti lì. Invece continuarono. Quando Tito distrusse il tempio non accadde quasi nulla di tutto ciò che profetizzò Gesù (a parte l’erezione di una palizzata fatta dai romani per imprigionare dentro la città più abitanti possibili). Ma la profezia ha un adempimento più grande, è per il futuro, altrimenti l’apostolo Giovanni non avrebbe scritto, nel 96 D.C., nell’Apocalisse, e quindi 26 anni dopo la distruzione del tempio, che “la visione è ancora per il tempo fissato”. Quelle profezie riguardavano altri tempi, i nostri. Per capirlo bisogna leggere il quarto capitolo del libro di Daniele e rapportarlo all’Apocalisse.
Daniele riuscì a farci pervenire il racconto di un sogno che il re Nabucodonosor gli aveva narrato e che lo stesso re aveva fatto. Egli sognò di un grande albero alto fino al cielo. Questo albero rappresentava il dominio di Dio sulla terra, di cui la nazione d’Israele era l’immagine,
il legittimo rappresentante. L’albero viene tagliato e stretto in ceppi per impedirne la ricrescita, “finchè passino su di esso sette tempi stessi”. Questi “sette tempi” devono essere di vitale importanza per l’umanità visto che ne parla sia Gesù nei Vangeli sia Giovanni nell’Apocalisse. Come si calcolano? Da quale data bisogna partire?
Siccome le domande sono nella Bibbia è ragionevole pensare che ci siano anche le risposte. E infatti ci sono. Nell’Apocalisse i capisce che un tempo equivale a trecentosessanta giorni (Apocalisse 12:6_14). Nel versetto 14 si parla di una donna che rimane nel deserto dove viene nutrita per “un tempo, dei tempi e la metà di un tempo”. Il termine greco qui tradotto “dei” significa il minimo del plurale, e cioè due, per un totale di tre tempi e mezzo. Ora, basta confrontare Apocalisse 12:14 con Apocalisse 12:6, nel quale si dice che una donna fugge nel deserto dove viene nutrita per 1260 giorni, e dividendo tale numero in tre e mezzo, si capisce che un tempo è pari a trecentosessanta giorni. Non bisogna esere dei geni matematici per moltiplicare 360x7. Uguale: 2520 giorni. E’ vero, sono ancora pochi, meno di sette anni. Ma è qui che la cosa si fa interessante. In base a Numeri capitolo 14 versetto 34 un giorno vale un anno. Quindi abbiamo 2520 anni. Prova del nove?
I libri di storia ci dicono che verso il primo secolo in Israele c’era una grande aspettazione del Messia. Perché? Perché le profezie di Daniele erano accurate sia per quanto riguarda la distruzione del tempio, sia per quanto riguarda la venuta del Messia. Queste non possono essere che esatte, e non possono che riferirsi a quel preciso periodo storico. Daniele ci dice che la distruzione del tempio avverrà poco dopo la venuta e la morte del Messia.
“Dall’emanazione della parola di restaurare Gerusalemme fino al Messia il Condottiero, ci saranno sette settimane anche sessantadue settimane………” per un totale di sessantanove settimane (Daniele 9:25). “l’emanazione”, “la parola” di ricostruire Gerusalemme ed il suo tempio fu emanato dal re Artaserse nel 455 avanti Cristo, come dice il libro di Neemia:
“E avvenne nel ventesimo anno di Artaserse, nel mese di Nisan………”, il re diede il permesso agli ebrei di ritornare in patria. Da fonti secolari si sa che il re Artaserse cominciò a regnare nel 475 a.C. Aggiungendo 20 anni viene fuori la data del 455 a.C.
Ora, 69 settimane sono 483 giorni. Se in base alla regola biblica di Numeri 14:34 trasformiamo i giorni in anni cosa succede? Che abbiamo 455 anni da sottrarre ad altri 483 anni. Facendo questa operazione e tenendo conto che non esiste anno zero, viene fuori il 29 d.C. E quello fu proprio l’anno in cui Gesù si presentò da Giovanni per farsi battezzare, diventando il Messia. Daniele 9:27 aggiunge:
“Ed Egli deve tenere in vigore il patto per una settimana. E a metà della settimana farà cessare (con la sua morte) sacrificio e offerta di dono”.
Qui Daniele parla della morte di Gesù, che compì il suo ministero terreno in tre anni e mezzo, metà settimana, e alla fine della settimana, nel 36 d.C., Dio verso, alla Pentecoste, il suo spirito su apostoli e discepoli.
Ora, se questo conteggio si rivela esatto per la venuta del Messia e la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio, perché non dovrebbe esserlo anche per “la fin del mondo”?
L’Apocalisse 12:7-10 ci dice che alla fine dei sette tempi Michele, che è il Gesù Cristo resuscitato, supportato dai suoi angeli, comincia a regnare in cielo dopo aver scacciato Satana e i demoni sulla terra. Cristo ha già cominciato a regnare? Sono finiti “i sette tempi”?
Nel libro di Edra si parla del re persiano Ciro il Grande. Da fonti secolari si a che Ciro conquistò Babilonia nel 539 a.C.. Se a questa data si aggiunge “…il primo anno di Ciro”, come si dice in Esdra 1:1, si arriva al 538 a.C. Nel terzo capitolo di Esdra si dice che il popolo ebraico si riuniva dopo sette mesi a Gerusalemme, probabilmente verso la fine del 537 a.C.
Se a questa data aggiungiamo i 70 anni di esilio ebraico in Babilonia si arriva al 607 a.C. In quell’anno succede qualcosa a Gerusalemme. Ezechiele riporta i fatti nel 21esimo capitolo del suo libro, ai versetti 25 e 27. Nabucodonosor dopo aver conquistato Israele mise sul trono di Gerusalemme Sedechia, un suo parente, come capo di un governo fantoccio. Egli “sedeva come re sul trono di Yhwh”. Nel 607 Sedechia si ribellò a Nabucodonosor col risultato di far portare in esilio anche gli ebrei che erano rimasti nel paese dopo la prima invasione babilonese. Prima di questo fatto Dio aveva annunciato qualcosa di veramente importante anche per noi oggi. Disse a Sedechia:
“Rimuovi il turbante e togli la corona. Questa non sarà la stessa……………..In quanto a questa certamente non diverrà di nessuno finchè non venga colui che ha il diritto legale e a lui la devo dare”.
La corona non doveva essere più la stessa perché non si sarebbe trattato di un’incoronazione terrena. “Colui che ha il diritto legale” era Gesù e sarebbe stato incoronato nei cieli da suo padre Yhwh. Poiché la nazione d’Israele rappresentava il trono di Dio sulla terra, come si dice in 1Cronache 29:23, quando il re Sedechia cadde non ci fu più nessuno a rappresentare Dio sulla terra. Attenzione: i sette tempi partono da quando Sedechia tolse la corona, nel 607 a.C.
Da quando cioè non ci fu più nessuna nazione che rappresentasse il Regno di Dio sulla terra.
Ora, se a quella data, 607 a.C., aggiungiamo i 2520 anni dei sette tempi, e calcolando che non esiste anno zero, si arriva al 1914. Tutti noi che siamo in vita sappiamo cosa accadde in quella data e dopo. Il mondo non fu più lo stesso. Non si erano mai conosciute guerre mondiali, bombe atomiche e missili a testata nucleare. Sì, stiamo vivendo il “tempo della fine”. Ricordate le parole di Gesù? La grande tribolazione, il segno della fine dei tempi.
“Questa generazione non passerà affatto”.
Di quale generazione parlava Gesù? Di quella nata nel 1914. Il mondo finirà prima che l’ultimo nato quell’anno muoia.
Curiosamente le analogie con la fine del mondo predetta dal calendario Maya nel 2012 combacia moltissimo con quella predetta dalla Bibbia. Solo una coincidenza?

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