domenica 20 luglio 2008

TUIAVII, HEIDEGGER E LA COSCIENZA SMARRITA



Erich Scheurmann, traduttore tedesco degli "appunti di viaggio" del polinesiano Tuiavii denominati "Papalagi", scrisse:
"Tuiavii non ebbe mai intenzione di presentare in Europa questi discorsi e tanto meno di farli stampare; essi erano concepiti esclusivamente per le sue genti polinesiane. Tuttavia è importante sapere con quali occhi un uomo ancora così strettamente legato alla natura vede noi e la nostra civiltà. Attraverso i suoi occhi impariamo a vedere noi stessi da un angolo di visuale che non potrebbe mai essere nostro.
Questi discorsi rappresentano un richiamo a tutti i popoli primitivi dei mari del sud a tenersi lontani dai popoli cosiddetti illuminati del continente europeo. Tuiavii era convinto che i suoi antenati avevano commesso un gravissimo errore lasciandosi sedurre dalle luci dell'Europa.
Egli possedeva in straordinaria misura il dono di saper vedere in maniera obiettiva, libera da ogni preconcetto. Nulla lo poteva accecare, e non v'erano parole che potessero distoglierlo da una verità. Egli vedeva per così dire la cosa in sé.
Tuiavii, l'isolano primitivo, considerava tutte le conquiste della civiltà europea come un errore, un vicolo cieco. Non riesce a vedere in che cosa consista il grande valore della civiltà europea, dal momento che essa distoglie l'uomo da se stesso, lo priva di autenticità, di naturalezza, lo rende peggiore. «Voi credete di portarci la luce, in realtà vorreste trascinarci nella vostra oscurità»
In una sorta di infantile sincerità e in una totale irriverenza sta, a mio avviso, il valore dei discorsi di Tuiavii per noi europei e anche la ragione di una loro pubblicazione. "


La famosa pellicola inglese "Oltre il giardino" finisce col protagonista che, attratto dai fiori di un alberello che si trovava in mezzo ad un lago, cammina sull'acqua. La sua ingenuità, la sua purezza erano al di sopra di ogni cosa, talmente al di sopra da fargli superare ostacoli fisici che agli altri uomini è impossibile superare.

Che sia proprio questo il segreto della nostra esistenza?

Tuiavii non aveva nessuna intenzione di scrivere una critica del mondo occidentale. Il suo era solo un viaggio di scoperta della nostra civiltà, civiltà che era partita alla conquista della sua, quella polinesiana. Lui volle conoscerci da vicino per vedere chi "si metteva in casa". Dai suoi appunti, e su iniziativa di Erich Scheurmann, nasce questo libretto, "Papalagi" (che significa più o meno "uomo bianco"), nel quale vengono messe a nudo le nostre abitudini e i nostri modi di vivere. Ne viene fuori un nostro ritratto che impietosamente ci indica la strada da seguire per la nostra salvezza; recupero della coscienza attraverso l'abolizione della proprietà privata.

E' qualcosa che abbiamo già studiato negli scritti di Martin Heidegger, i suoi discorsi sul mistero del tempo, la critica alla società che ha smarrito il senso di , noi che siamo "le sentinelle sugli spalti del nulla" che difendono una ridicola concezione del possesso.

Ciò che asseriva Tuiavii.

Non può esistere qualcosa di "mio" o di "tuo" in un mondo che fisicamente e ineluttabilmente siamo destinati ad abbandonare. Il saggio re Salomone scrisse:"Nudi siamo entrati in questo mondo, e nudi ce ne andremo". L'uomo moderno ha perso la cognizione del tempo, e per questo smarrimento non è più in grado di riconoscere i suggerimenti che la propria coscienza gli fornisce quotidianamente; siamo sulla terra per godere delle sue ricchezze, ma tutto ciò che ci circonda e che ci fa vivere ci è concesso in usufrutto, niente di più. La porta che ci attende è talmente stretta che soltanto l'uomo ci può passare, senza riuscire a portarsi dietro nulla. Questo è il più grande fallimento del progresso.

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